Kenya, Post

Il vero business? Esportare in Kenya.

ottobre 31, 2018
Il benessere nazionale verrà raggiunto anche grazie alle dinamiche imprenditoriali, alcune delle quali sono già in atto nella capitale.
Se fossimo produttori italiani, cercheremmo di esportare e creare business in Kenya: per i prossimi 20 anni si possono preventivare ottimi ritorni. Il Paese e la sua popolazione, abbiamo visto, sono in crescita ma, diversamente dal resto del continente, qui c’è un percorso di sviluppo già avviato. Trovarsi poi a Nairobi, sicuri dell’assistenza delle istituzioni italiane, significa avere le spalle coperte, al centro di un mercato che può diventare florido e offrire garanzie di consumo.
Il settore che avrebbe più chance in Kenya è, in primis, quello alimentare: i kenioti adorano i piatti e il cibo italiano. Da questa consapevolezza e dall’esperienza decennale sul campo è nata l’idea, ad esempio, di creare una scuola di cucina italiana per i ragazzi beneficiari dei nostri progetti Alice for Children a Nairobi: moltissimi ragazzi escono dalle scuole secondarie e sono spesso soli di fronte al loro futuro, anche perché gli studi fatti non danno loro la certezza di un lavoro. Molti di loro, quelli sostenuti dai nostri progetti o quelli che se lo possono permettere, sono spinti a frequentare un liceo, perché, come avveniva in Italia negli anni ’60, seguire un percorso liceale dà un senso di sicurezza maggiore, anche se, a conti fatti, rimane l’obbligo di proseguire gli studi per sperare in una valida occupazione.
Da qui l’idea di creare una scuola di cucina con corsi professionali di catering e beverage della durata di tre anni, potenziando il piano di studi con lezioni sull’Italian food e con un anno di specializzazione (l’Academy vera e propria) tenuto da professori italiani e integrata da workshop realizzati da famosi chef. Esportare ingredienti, talenti e competenze: ecco la vera sfida.

Alcuni ragazzi della Italian Food Academy all’opera.

Non è solo la cucina italiana a essere apprezzata in Kenya: anche l’architettura, l’arredamento, la meccanica leggera, l’industria agricola e la moda made in Italy sono campi in cui la richiesta da parte dei locali si sta alzando moltissimo.
Lo spazio potenziale per le esportazioni e per il business è quindi enorme.
Ma occorre offrire anche qualche accorgimento per le imprese interessate: la vita in Africa è dura, le truffe sono dietro l’angolo e i tempi dilatati. “Pole, pole” dicono in kiswahili, piano piano.
Occorre quindi armarsi di pazienza e conoscenza del territorio, muoversi con abilità e senza ingenuità.

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