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Il Report sulla Disuguaglianza di Oxfam

gennaio 23, 2020
Poco prima che si tenesse il World Economic Forum 2020 a Davos (in corso in queste ore), Oxfam ha pubblicato un report dal titolo “Time to Care” (“Avere cura di noi” nella versione italiana), in cui si torna a sottolineare un tema importante, troppo spesso citato ma mai sufficientemente approfondito e temuto: la disuguaglianza.
Oxfam analizza i dati relativi alla distribuzione della ricchezza a livello globale, sottolineando come, a metà del 2019, l’1% più ricco al mondo detenesse più del doppio della ricchezza posseduta da 6,9 miliardi di persone. Il rapporto mette in luce una tendenza interessante: mentre le distanze tra i livelli medi di ricchezza dei Paesi si assottigliano, la disuguaglianza di ricchezza cresce in molte nazioni.
Il quadro che ne emerge è inquietante: pochissime persone continuano a consolidare sia le proprie ricchezze che il proprio potere economico, mentre milioni di uomini e donne non beneficiano in alcun modo della crescita mondiale e, spesso, non vedono riconosciuti adeguatamente neanche i propri sforzi.

La Piramide della Ricchezza del 2019

Oxfam aveva già parlato di disuguaglianza, di lavoro sottopagato e di nuove forme di sfruttamento a livello globale nel report del 2018 “Ricompensare il Lavoro, non la Ricchezza”; il rapporto di quest’anno si concentra sul lavoro domestico e di cura non retribuito o sottopagato e quindi, dato che nel mondo i tre quarti di tutto il lavoro di cura è svolto dalle donne, Oxfam ci parla del lavoro femminile e della condizione lavorativa delle donne nel mondo.
Un dato per tutti che dovrebbe far riflettere: il patrimonio delle 22 persone più ricche al mondo nel 2019 è stato superiore alla ricchezza di tutte le donne africane. Senza andare così lontano, si consideri che in Italia al 2018 l’11% circa delle donne non ha mai potuto avere un impiego, perché costrette a scegliere tra il lavoro e la propria famiglia (la media europea è del 3,7%).
È ora che i governi mettano davvero la lotta alle disuguaglianze in cima alle priorità, nell’interesse non solo di chi ne subisce le conseguenze, ma anche di chi ne gode: la disuguaglianza alimenta insicurezze e paure, mina la coesione sociale e porta un rancore che può solo alimentare scelte politiche estremiste, intolleranti e populiste.