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Sarà davvero la fine delle atrocità libiche verso i migranti?

dicembre 4, 2017
Oltre alle discussioni e decisioni riguardo gli aiuti strutturali tra Unione Europea e Africa, il Summit di Abidjan ha trattato anche il tema delle migrazioni. Si è fatto soprattutto il punto sulla situazione libica, denunciata dalla CNN in maniera esplicita con un video girato all’interno dei cosiddetti “centri di ricovero” dei migranti: una denuncia di barbarie e atrocità perpetrate dai libici con inaudita violenza.
Le nazioni europee, soprattutto Francia e Italia, hanno presentato l’accordo tra Europa e Unione Africana (il “Joint Statement on the Migrant Situation in Libya”, che potete scaricare nella nostra pagina dedicata ai Report) come un passo definitivo verso la soluzione della situazione delle migrazioni, ingrandendo la notizia e cercando ancora una volta di buttare un po’ di fumo negli occhi.
Le decisioni prese (per cui il governo libico ufficiale avrebbe deciso di cooperare, pur avendo poca autorità rispetto alle tribù e alle milizie che allestiscono queste “carceri”) sembrano determinanti: trovare i colpevoli, consegnarli alla giustizia, rimpatriare i migranti che si trovano nelle aree incriminate, dare aiuto e status ai richiedenti asilo, ottenere l’aiuto delle Nazioni Unite per un coordinamento di queste attività, cercare di dare una soluzione politica alla crisi di governo della Libia.
Ho la sensazione che le problematiche siano troppe e si accavallino.
Facciamo allora un po’ di ordine.
La Libia è un paese con due governi e migliaia di centri di potere locale.
A causa della situazione di totale anarchia, in Libia affluiscono le rotte interne dei migranti, specie quelli del Sahara e dell’Africa occidentale (Nigeria compresa). Si uniscono su queste rotte anche alcuni migranti dall’Eritrea, che fuggono da un paese nelle mani di una dittatura terribile, e alcuni somali, che fuggono, invece, dalla guerra. La rotta libica non è ovviamente l’unica, ma è molto trafficata.
Qualche mese fa l’Italia, per timore degli sbarchi e dell’effetto politico che ne stava derivando, ha condotto un’azione efficace di accordo (temporaneo credo, perché non può essere altrimenti, e, suppongo, economico) con le tribù e i paesi del Sahel per limitare gli arrivi dei migranti.
In questo modo, chi era in procinto di attraversare la Libia o si trovava già nel paese per l’ultimo salto è rimasto intrappolato nelle maglie dei campi e nelle mani dei libici, che hanno cercato di spremere, con atrocità infinite, altri soldi alle loro famiglie. Chi non possiede denaro, è diventato di fatto uno schiavo o una prostituta della mafia locale.
Ora la CNN denuncia le atrocità.
Bravi!
E i governi riuniti ad Abidjan mettono una pezza che, se avrà un seguito, forse limiterà la rotta libica, che è senz’altro la più disumana, ma ne aprirà di nuove.
Una cosa è certa ed è bene dirla: il problema non è risolto. Si tratta di una questione, peraltro, poco risolvibile nel breve termine e che, nel lungo periodo, potrebbe essere affrontata solo con un vero Piano Marshall, che ad Abidjan non ha preso forma.
Tornerò sull’argomento nei prossimi giorni, presentando il libro da me scritto, che in parte tratta anche questo tema, e pubblicandolo nel blog.

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