Nonostante la ricchezza di risorse e il relativo sviluppo degli ultimi anni, L’Africa emerge spesso, in grafici e tabelle, come il cuore del non-sviluppo.

Le cause di questa situazione di stallo sono tante e complesse. E qui torniamo alle nostre evidenze esplosive.

In particolare, alla mancanza di servizi adeguati: uno Stato funzionante dovrebbe essere in grado di raccogliere fondi attraverso una corretta tassazione e di redistribuirli attraverso l’offerta di servizi pubblici, quali sicurezza, educazione, pensioni, infrastrutture. Ma la distribuzione delle tasse nei paesi africani è quasi “ridicola”. Senza considerare che le tasse sarebbero comunque insufficienti, visti i redditi della popolazione.

In questo caso, infatti, esiste un canale a doppia velocità: le tasse vengono pagate sugli stipendi africani, ma spesso i costi dei servizi rispondono a logiche occidentali. Se a questo controsenso si aggiungono i dati sull’incremento demografico e sull’allungamento dell’età media di vita, il rischio che il sistema collassi e non trovi una via di sviluppo praticabile si fa ancora più concreto.

Sanità, educazione e trasporti, che sono alla base della qualità della vita di una popolazione, sono tutti servizi privati. Se una persona entra in ospedale senza avere una polizza attiva, o sufficienti soldi per coprire il ricovero, viene rimandata a casa. Probabilmente morirà, ma non è nella capacità dello Stato farsene carico.

E, dal punto di vista lavorativo, ecco che si presenta l’ennesimo paradosso: si prevede che, entro il 2034, la popolazione africana in età lavorativa sarà di 1,1 miliardi (più numerosa di quella cinese e di quella indiana), ma, a causa della rivoluzione tecnologica, il futuro del lavoro andrà a concentrarsi sull’automazione, con lo scopo di ottenere una maggiore produttività.

L’enorme disponibilità di manodopera a basso costo in Africa dovrà fare i conti con l’avanzata dei robot: un’arma a doppio taglio per lo sviluppo africano.

Ma di robotica parleremo in modo più approfondito più avanti…