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La Diciotti, Ivano e il rispetto del diritto all’asilo politico.

settembre 3, 2018
I 170 eritrei sulla nave Diciotti non erano migranti economici che venivano in Italia per rubare il lavoro ad altrettanti 170 italiani. Erano richiedenti asilo. E fatto strano, pochissimi media lo hanno sottolineato.
Erano alla ricerca di asilo politico, perché in Eritrea c’è una dittatura, dove se non sei d’accordo con il governo assoluto, muori. Fuggire dall’Eritrea è, quindi, un dovere ed è un diritto essere accolto.

Un campo profughi in Eritrea.

Invece, abbiamo assistito a un truce balletto, figlio solo di un crudele gioco mediatico-pubblicitario, che va contro ogni legge italiana, mondiale e soprattutto morale.
Chi sta fuggendo dalla morte e chiede asilo a un paese che si definisce democratico deve ottenerlo senza nessuna manfrina. Ma la manfrina era necessaria per il duo Salvini-Di Maio ed è servita per il primo a riequilibrare il boom mediatico ottenuto dal crollo del ponte di Genova, a beneficio del secondo.
È buffo pensare che il duo faccia a gara sulle disgrazie degli italiani per un po’ di Tv, social e varia propaganda. Ma questo governo, cui le disgrazie ahimè capitano ogni momento, non se ne cura.  Anzi ne approfitta: tutto brodo per continui comunicati ansiogeni, in un esasperato braccio di ferro a chi la spara più grossa.
Lo stesso Conte (che avrebbe dovuto capirlo ancora prima di essere nominato primo ministro dai due vice) se ne è accorto e chiede, umilmente, almeno di sapere cosa accade prima di venirlo a sapere dai TG.
Ma l’epilogo più triste in questa ricerca mediatica dello sfruttamento comunicativo lo si avuto a Rocca di Papa, dove 100 dei 170 richiedenti asilo della Diciotti sono arrivati, ospiti del Vaticano. Ad accoglierli uno sparuto gruppetto di giovani paninari di casa Pound, con bandiera tricolore, cui fortunatamente si è contrapposto Ivano (come ha detto bene Gramellini nel suo caffè): in un romano scalcinato e con un urlo che è diventato immediatamente virale sul web, ha detto: “Noi antifascisti siamo qui per accogliere questi poveretti che, dopo il deserto, le angherie, la navigata e dieci ore di pullman, devono godersi pure ‘sta rottura di coglioni dei … fascisti”.

Ivano Ciccarelli.

Non ha citato i codici, non è stato forbito, ma ha difeso con forza il diritto dei migranti della Diciotti, quello di chi chiede asilo: una prima prova di opposizione a questo gioco allo sfacelo. Viene da ringraziarlo, perché ha parlato con il cuore.

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