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Un calcio agli immigrati… e altre storie elettorali.

ottobre 9, 2018
Fiumi di parole scorrono in questi giorni sulla finanziaria, pubblicati e sciorinati a voce con tanto di grafici e cifre. Non ci rendiamo però conto che questa è una finanziaria elettorale, che prevede due fasi: la sbornia prima e l’amaro risveglio dopo (gli autori della stessa sperano che la seconda fase prenda piede dopo le elezioni europee).

Il Ministro del Lavoro Di Maio festeggia la finanziaria.

Comunque, Salvini è sempre pronto a fare saltare il piatto, correndo subito anche alle elezioni politiche.
PERCHÉ ELETTORALE DUNQUE?
Perché in un paese che, in Europa, cresce meno di tutti, con uno spread in salita che si mangia gli eventuali vantaggi, non si può abbassare l’età della pensione a tutti, fare un condono fiscale, abbassare un po’ le tasse alle imprese e dare il reddito di cittadinanza a una vasta platea, tramite l’oculata supervisione dei centri di impiego (che, al momento, hanno la sola utilità di dare lavoro ai loro impiegati).
Il tutto condito con un calcio nel culo agli immigrati, perché quello non costa nulla, ma (accidenti se) porta voti.
Per dare corpo ai colpi elettorali, il mantra del duo al governo è: l’Italia crescerà all’1,5%.
Le pensioni anticipate non rinnovano il parco lavoro, e questo è noto da decenni. Lo spread alto abbassa la crescita. I condoni non rimettono in giro soldi. Le minori tasse diventano dividendi. I 10 miliardi lordi del reddito di cittadinanza possono ampliare i consumi interni solo di 10 miliardi, cioè qualche decimale. La cifra incrementale del PIL sembra impossibile da raggiungere con la manovra. Forse con le preghiere, ma non con la manovra.
SE IL GOVERNO AVESSE UNA PROSPETTIVA DI LEGISLATURA, COSA AVREBBE FATTO?
Se avessero avuto cinque anni davanti, allora i governanti avrebbero detto agli italiani: “Guardate, siamo messi male: c’è tantissima gente veramente povera e dobbiamo dare loro una chance. Quindi ai ricchi alziamo un po’ le tasse (il 20% degli italiani fa più del 60% della ricchezza e l’1% fa più del 20%) e anche i costi dei servizi (scuola- sanità e così via)”. Avrebbero potuto valutare se una più equa distribuzione avrebbe migliorato, se non i conti, almeno l’umore e la fiducia del paese.
Ma non lo hanno fatto. Non lo hanno fatto perché pensano (sanno?) che il governo non durerà 5 anni e perché ciò che piace al nord (ricco) non piace al sud (più povero), da sempre. Ciò che piace ai 5 Stelle non piace alla Lega e viceversa: peccato originale di questo governo, cui i due eroi non hanno voluto mettere freno.
UN ALTRO INDIZIO: COSA NON COSTA NULLA, MA DA’ VOTI PER ELEZIONI IMMINENTI?
L’immigrazione, bellezza! Dare un calcio agli immigrati è il felice cavallo di battaglia di Salvini, che infatti corre nei sondaggi. E il tutto a costo zero! Cacciare pochi immigrati, tenere le barche bloccate in mezzo al mare, con gli italiani che fanno il tifo pro e contro sui divani, fare un decreto immigrazione e sicurezza in cui è stato tolto, in mezzo ad altre grida inutili, l’unico punto intelligente che era in campo: il permesso umanitario.
Era la via italiana alla regolarizzazione per immigrati capaci presenti sul territorio, lasciato al buon giudizio di questori e prefetti per toglierli dalla clandestinità. Era, è vero, una furbata italiana; però limitava il danno. Ora? Avremo esattamente gli stessi immigrati, ma tutti clandestini.
 UN ALTRO SPETTRO SI AGGIRA IN ITALIA (PURTROPPO): IL CERVELLO ALL’AMMASSO SUI DIRITTI!
Grazie al clima instaurato dai due eroi, a mezzo tra il qualunquismo e l’avventurismo, segnalo due episodi che fanno pensare che gli italiani si lascino contagiare, traviare e inabissare.
Non parlo dei social, che traboccano di fesserie credulone, ma di una Procura che mette in galera il sindaco di Riace, che stava sostenendo l’integrazione; uno dei pochi casi in Italia di vera integrazione, forse portato avanti aggirando qualche selva di leggi e regolamenti inutili, ma senza però puntare ad alcun vantaggio personale (glielo ha comunicato lo stesso accusatore!).

Il sindaco di Riace Domenico Lucano.

Parlo, poi, del voto (inutile in quanto a efficacia, ma utile come propaganda) contro l’aborto al consiglio comunale a Verona, condito dall’appoggio dalla capogruppo del Pd che, candida, afferma che il partito non ha una linea chiara su questo (sic!).
Due casi emblematici: un procuratore e un capogruppo che, confusi dalla pirotecnia delle promesse elettorali dei due, si sono buttati verso un vaga idea di destra, che comincia a mettere a disagio…

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