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La crisi dell’Occidente: una riflessione

novembre 6, 2018
Guardando all’Africa, ai suoi problemi e alla sua relazione con l’Europa, non ho potuto fare a meno di portare avanti qualche riflessione sull’Occidente e sulla sua evidente e grave crisi economica e politica, che ha trovato la sua accelerazione in questo ultimo decennio.
Il fenomeno che ispira e aggrava questa crisi è la disuguaglianza intorno a cui ruota tutto: in occidente il “famoso” 1% possiede in ricchezza complessiva (redditi e patrimoni) più del 50%, mentre il 50% della popolazione possiede solo il 20%. È evidente che la ricchezza è troppo concentrata e invidiata.
Un altro dato importante è il numero estremamente concentrato dei ricchi: nel mondo (non solo in occidente) solo 36 milioni di persone adulte posseggono quasi metà della ricchezza, mentre il 70% possiede il 3% della ricchezza. Ciò significa che qualcosa non funziona: nel mondo c’è troppa povertà.
Le ragioni della concentrazione delle ricchezze sono tante e variegate, ma il risultato tangibile e sensibile nel mondo occidentale è un forte sentimento di rabbia, di frustrazione e di delusione: la gente che sperava appena un decennio fa in un futuro roseo, si sta impoverendo senza averne capito il perché. La classe media ha meno ambizioni e poca speranza, i giovani pensano di fare meno dei padri e i padri pensano solo ad aiutare i figli: un capovolgimento del sistema rispetto alla fase del dopoguerra.
Gli ultimi 25 anni hanno segnato il cambio dell’economia di questa categoria di occidentali, quelli del reddito fisso, e il tutto è avvenuto nell’indifferenza o nell’incomprensione dei fenomeni da parte della politica. La ragione principale la si può trovare nella globalizzazione, che ha inciso nella carne degli occidentali (quelli a reddito fisso), mentre ha premiato i ricchi che giocavano su più tavoli, su delocalizzazioni spinte e su opportunità spesso negate al 99% dell’umanità.
La globalizzazione, tuttavia, è stata benefica per il mondo asiatico, che si è sollevato dalla fame. Per gli occidentali, come in un vaso comunicante, ha pesato sui redditi fissi e li ha abbassati. Qualche dato? Negli ultimi 20 anni un cinese ha moltiplicato per 17 il suo reddito annuo pro capite, da 986 dollari a 16.806 nel 2017. Il reddito di un italiano si è moltiplicato solo per 2,1; i redditi tedeschi sono andati meglio (x 2,7), mentre quelli statunitensi si sono moltiplicati per 2,2 (gli USA, che nel periodo del loro apogeo negli anni ’60 rappresentavano il 40% del PIL mondiale nel 1960, nel 2017 ne rappresentavano appena il 24%).

Oggi la gente che ha perso il proprio potere d’acquisto nei paesi occidentali costituisce la maggioranza; e si sente defraudata, rancorosa, presa in giro dai governi.
Molti partiti, specie i partiti socialisti, sono stati i più irresponsabili, perché ignari davanti a quanto stava succedendo: la loro crisi è stata la crisi della resa dell’incomprensione. Sono stati falcidiati in tutte le recenti elezioni, a partire dalla sconfitta di Hillary Clinton. L’ala radicale di Corbyn nel Regno Unito e quella di Sanders in USA invece resiste e si sta preparando alla speranza di rilancio dei democratici nelle elezioni di mid-term, con forze giovani, fresche e radicali.

 

Gli elettori hanno cominciato a protestare per cambiare e Brexit, Trump, Orban, Kurtz, Salvini e Di Maio sono solo il primo effetto di questo movimento, che risulta diverso ovviamente in ogni paese, ma che è accomunato dalle cause a cui, tra pochi anni, si aggiungerà un altro spettro terribile: la disruption tecnologica. I robot, l’intelligenza artificiale, il machine learning, forse miglioreranno la produttività e i servizi, ma cambieranno il lavoro dei prossimi 20 anni, uccidendone i posti e non sostituendoli.
Di fronte a questo sfacelo occidentale causato da 25 anni di incomprensione politica e di avidità delle élite (che hanno aumentano la loro cassa grazie alla globalizzazione) occorre domandarsi cosa fare per rimediare.
Continua…

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