A fronte della riflessione della scorsa settimana, mi sono chiesto se la crisi dell’Occidente può essere fermata e se esista qualche soluzione al problema.
In un mondo ideale e con una politica seria, si dovrebbe rispondere con politicheredistributive, come recita un giornale (ormai “comunista”) come l’Economist, nel suo numero in cui abbozza il manifesto liberale del futuro. Se ce lo dice l’Economist, non è certo rivoluzione, ma una necessità che ormai vedono tutti.
Molti economisti, come Stiglitz e Pikketty, suggeriscono come soluzione una maggiore tassazione progressiva sui decili più ricchi e specie sulla ricchezza infinita dell’1%, insieme a una maggiore progressività nel pagamento dei costi dei servizi pubblici.
Il ridisegno politico del lavoro è l’altro tema forte da affrontare, con politiche capaci di scandire le regole della Gig economy o della robot economy. Ci vorrà fantasia e innovazione per indicare al futuro proletariato tecnologico la via di uscita.
E a fronte di queste nuove tassazioni che darebbero soldi freschi agli Stati dovrebbe avvenire la redistribuzione di denaro ai ceti più poveri, anche attraverso forme di redditi di inclusione o di cittadinanza. Ciò va accompagnato dalla messa in campo di maggiori investimenti all’istruzione, in particolare per chi è nei decili più bassi, e dal rafforzamento dei salari minimi.
Un’ulteriore soluzione consisterebbe (pazzesco dirlo di questi tempi!) nello spingere e programmare forme di accoglienza di immigrazione, di cui l’Occidente (specie quello europeo) ha bisogno per fermare la demografia negativa che ormai è innescata. L’occidente, infatti, è troppo vecchio e registra tassi di natalità così bassi che nel giro di pochi anni ridurranno le forze lavoro necessarie per mandare avanti i paesi. In parole povere, accogliere è l’unica risposta perché i paesi europei possano prosperare con le proprie forze.
E infine c’è il rafforzamento dell’Europa: si tratta ormai di un’istituzione burocratica e invecchiata, che non procura né entusiasmi né speranze; ma meno male che c’è! Senza un’Europa che tratta da blocco continentale nel mondo della globalizzazione, oggi saremmo tutti mangiati vivi.
Quindi viva questa vecchia Europa! E questo euro, che ci tiene protetti.