Il Futuro, Post

EurAfrica: il Futuro dell’Europa nella Guerra Fredda tra USA e Cina

agosto 3, 2019
EurAfrica non è solo il titolo di questo pezzo, ma una tesi ardita. Prima di spiegarvela, ve ne illustro le premesse.
  • Lo sviluppo demografico: in un periodo lungo 80 anni, da qui alla fine del secolo (praticamente una generazione), la popolazione aumenterà di 4 miliardi, ma tre di questi quattro saranno africani. Vivranno in un continente che non produce ricchezza, saranno poveri e non contribuiranno all’aumento del PIL mondiale (ricordo che tutta l’Africa vale solo il 2,3% del PIL del mondo e pesa meno della Francia).
  • Lo sviluppo economico bloccato: lo sviluppo economico è legato e collegato alla demografia. Dal 1950 ad oggi, è stato possibile sovrapporre la curva del PIL mondiale allo sviluppo demografico del mondo. Man mano che cresceva la popolazione, cresceva anche il PIL, perché chiunque nascesse, diventava automaticamente un consumatore. Prima nei paesi occidentali, poi quelli in quelli asiatici. Oggi la demografia è ancora in crescita, ma solamente nel continente africano, dove non tutti coloro che nascono sono consumatori.
  • La nuova guerra fredda: sì, se qualcuno non se ne fosse accorto, è in atto una guerra fredda tra Cina e USA. La posta in gioco è l’egemonia, in particolare in campo tecnologico: la Cina cerca di vincere unendo il mondo dalla sua parte attraverso la nuova Via della Seta, strappando alleati agli USA o mettendo cunei nelle vecchie alleanze. Oggi, il gigante asiatico dialoga con tutto il mondo orientale (a partire da Putin), strappa alleati europei nei Balcani e infine cerca di arrivare in Italia. In Africa la fa abbastanza da padrone, anche se si è stancato di essere a sua volta sfruttato dai dittatori africani. Gli USA, d’altra parte, si sono chiusi nel loro mondo, diventando isolazionisti, sempre atlantici, ma più sfumati.
  • L’Europa dilaniata: il vecchio continente è tirato per la giacca, da USA da una parte e da Cina (e Russia) dall’altra. Il tasso demografico è bassissimo (l’Italia batte tutti con l’1,3%, quando, per andare avanti bene, ci vorrebbe almeno il 2,2%). Lo sviluppo economico arranca, il ceto medio è alle strette, senza più grandi speranze e sempre meno soldi, le ansie sono tante e qualcuno (vedi il caso Brexit) cerca di scappare, nella speranza di rompere un giogo il cui peso dipende solo da noi europei. Odiamo l’immigrazione, quando ne avremmo un bisogno infinito, visto che, secondo dati recenti, l’Europa “perderà” 100 milioni di persone tra qui e il 2050. Se non accetteremo l’immigrazione, si innescherà una spirale ancora più negativa nell’economia reale. Insomma, siamo messi male.
  • alcune variabili (che variabili ormai non sono più): la disruption tecnologica migliora molte cose ma eliminerà nel breve il bisogno di molti lavori, creando un effetto moltiplicatore sulla povertà del ceto medio occidentale; la disuguaglianza crescerà sempre di più a scapito del ceto medio; il cambiamento climatico renderà la terra meno abitale per almeno 2,5 miliardi di persone, specie per le popolazioni africane.
  • L’Africa che esplode: la demografia, come abbiamo detto, il poco sviluppo economico, che non è sufficiente a far vivere i 4 miliardi di persone che lo occuperanno, il malgoverno (democrazie instabili e a rischio), una corruzione endemica, una curva di disuguaglianza incredibile, un cambio climatico che renderà più desertica molta parte della terra. Insomma, un continente da cui fuggire.
A questo punto si può tratteggiare una strategia per il nostro continente, che, dopo tutte queste considerazioni, sembra quasi banale: perché l’Europa è povera di giovani e di materie prime, mentre l’Africa è ricca di entrambi. Oltretutto, l’Europa è preda di Cina e Usa e deve diventare unita e padrona del suo futuro.
Di conseguenza, solo un accordo con l’Africa (che conosciamo bene avendola depredata per centinaia di anni), che potrebbe essere stretto facilmente, visto che un continente è la continuazione geografica dell’altro, può ridare forza a un continente anemico come il nostro.
Dovremmo attuare una politica d’immigrazione ben calcolata, con accordi seri con molti paesi africani, fornire una spinta a una migliore governance politica di paesi che la conoscono solo a parole (a fronte di investimenti industriali che diano ricchezza alla popolazione e non ai soliti noti) e mettere a frutto per loro un rilancio economico che diventerebbe un mercato per il nostro continente. Insomma, noi siamo ricchi (il nostro PIL è più di 10 volte quello di tutta l’Africa) e loro poveri: è tutto fattibile.
Nascerebbe EurAfrica: un quasi continente unico, che può diventare una forza tra i due blocchi Cina e Usa e l’Europa trainante nel mondo.
Utopia?  Temo di sì, spero di no.
PS: Vi riproporrò EurAfrica, più motivato e ben più argomentato, in un nuovo libro alla fine dell’anno.

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