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Militari in Niger a bloccare le migrazioni: speranza o dubbio?

dicembre 28, 2017
Il Presidente del Consiglio italiano Gentiloni ha annunciato, prima di Natale, che vi sarà una missione militare in Niger.
Così ha detto:
 “Dobbiamo continuare a lavorare concentrando l’attenzione e le energie sul mix della minaccia del traffico di esseri umani e il terrorismo nel Sahel. Per questo, una parte delle forze in Iraq verrà dispiegata nei prossimi mesi in Niger, è questa la proposta che il governo farà al Parlamento per una missione per sconfiggere il traffico di essere umani e il terrorismo. Abbiamo svolto un ruolo fondamentale nella battaglia contro il terrorismo, lo abbiamo fatto per solidarietà internazionale e lo abbiamo fatto e lo facciamo per difendere il nostro interesse nazionale”.

“Siamo soddisfatti – ha aggiunto il Premier- che il lavoro della missione Sophia abbia avuto la capacità di identificare 130 trafficanti e annientare circa 600 barconi che trasportavano essere umani e di essere costantemente presenti per salvare vite umane”.

Gentiloni afferma di essere fiero che l’Italia sia stato il paese più generoso, pronto a salvare vite umane, e che, per quanto riguarda lo schiavismo, il nostro paese abbia raggiunto risultati straordinari, grazie anche alla capacità della missione nel formare personale che consente alle autorità libiche un controllo maggiore sui propri confini.

Il suo annuncio rappresenta la prosecuzione dell’opera iniziata dal Ministro Minniti: i campi e il tracciamento delle rotte della migrazione vanno interrotte alla base prima che arrivino in Libia.
Questa linea di contrasto alla migrazione serve per contenere gli accessi al mare e per bloccare i camion e i gruppi che arrivano nel sahel da Nigeria, Ghana, Sierra Leone e da una parte del Senegal.
Un paio di mesi fa, Niger e Ciad hanno dato il loro consenso durante l’incontro con i primi ministri francese, italiano e tedesco, e con i dirigenti europei.
Oggi si annuncia la missione operativa italiana.
La speranza è che creino dei campi di accoglienza degni di questo nome e che li presidino. E che i rimpatri siano umanitari.
La speranza è d’obbligo, il dubbio pure.

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