Il Futuro, Post

Verso le Europee 2019: Una Premessa

febbraio 19, 2019
Facciamo una premessa sulle elezioni Europee 2019 partendo da un punto di vista che può essere considerato insolito: quello africano.
Abbiamo già parlato più volte dell’esplosione demografica dell’Africa: oggi 1,3 miliardi di persone, domani (nel 2050) 2,5 miliardi e poi 4,3 miliardi a fine secolo. Una rincorsa demografica senza uguali nella storia del nostro pianeta.
L’Africa viene reputata un continente ricco. Pochi sanno che il suo PIL nel 2016 era appena poco di più della nostra Italia: 2.328 miliardi di dollari, pari al 3,14% della torta mondiale. Ricca di materie prime fino all’inverosimile, ma povera fino alle budella. Il suo PIL pro-capite medio è di 1.846 dollari, pari a 5 dollari al giorno: la paghetta di un nostro ragazzino.
Quando racconto questi dati la domanda che molti fanno è: ma l’Africa non sta crescendo? Vero, rispondo. Ma, nella media, al 4%. Poco per un continente che cresce ai ritmi demografici che ho riportato. Il pro-capite del 2030 sarà di 6 dollari al giorno, e nel 2050 di 8 dollari (senza contare l’inflazione).
Un’altra domanda sui numeri è relativa a dove vivranno queste persone.  La risposta è altrettanto semplice: 70% di loro vivrà nelle città. Le megalopoli africane raccoglieranno, inurbando, dai 2 ai 3 miliardi di persone alla ricerca di un lavoro. La popolazione delle città va analizzata con cura: nel 2050, Kinshasha (Congo) conterà 35 milioni di persone, Lagos (Nigeria) ne conterà 33, Il Cairo (Egitto) 24, Nairobi (Kenya) 15. Popolazioni urbane che raddoppieranno nel giro dei 50 anni successivi, dove a Lagos sono previsti 88 milioni di abitanti!
Con il trend economico a cui ho accennato, il lavoro resta uno degli aspetti più problematici del continente. Prima (e io ero tra quelli) si pensava che l’Africa diventasse una nuova Cina: lavoro delocalizzato per una forza lavoro dequalificata ma immensa di oltre 1 miliardo di giovani nel 2030.
Ma i conti erano fatti senza l’oste, che in questo caso è rappresentato dai ROBOT e di cui abbiamo già discusso in post precedenti: pensate che un imprenditore delocalizzi nella nera Africa quando può far risolvere il tutto a un robot che non chiede soldi, il cui acquisto viene spesso incentivato dallo Stato, non è iscritto al sindacato ed è sotto casa?
Negli scorsi mesi abbiamo già dato un quadro sintetico delle negatività del continente: infrastrutture carenti, servizi labili quando non assenti o comunque non adeguati al flusso demografico e una classe politica corrotta, spesso dittatoriale, altre volte incompetente, sempre burocratizzata e poco incline allo sviluppo (salvo pochissime eccezioni).
Ma abbiamo parlato anche del fatto che l’Africa è ricchissima di materie prime, più di tutti gli altri continenti: sole, acqua e vento, elementi ideali per diventare il produttore di energia rinnovabile del mondo. Solo il 25% della terra utilizzabile arata (l’Africa potrebbe essere il granaio del mondo) e una gioventù creativa, vogliosa di lavorare e molto avanti nell’applicazione delle nuove tecnologie (alcune di grande successo mondiale come Mpesa in Kenya).
Il quadro è dipinto. E quindi? Cosa ha a che fare tutto questo con le europee 2019?
La globalizzazione è meno di moda, ma quello che accade in Africa si rifletterà soprattutto sull’Europa, come le cronache sull’immigrazione cominciano a raccontare tutti i giorni. Lo stock di emigrati fino ad oggi è di circa 27/30 milioni, di cui fuori dall’Africa solo il 40%, ossia una decina di milioni. L’immigrazione annuale è ancora bassa (per la metà verso l’Europa), nonostante il caotico e disordinato rumore multimediale.
Ma andando avanti nella crisi del continente africano che abbiamo descritto è credibile che l’immigrazione aumenti moltissimo, prema di più sui nostri paesi mettendo a nudo non solo le contraddizioni attuali o i trattati inutili di Dublino, ma creando situazioni oggi inimmaginabili. Soprattutto perché il 40% della popolazione africana è musulmana e facilmente arruolabile al terrorismo.
L’Europa, in cammino verso le europee 2019, è nuda e inerte, senza piani di respiro, senza una strategia e folle di litigiosità di fronte a questa tragedia annunciata. Basti un esempio che sconfina nel ridicolo: la suddivisione dei 40 migranti della Sea Watch, 3 all’Olanda, 2 alla Spagna, 4 all’Italia e così enumerando. Una risposta imbarazzante a un tema sconfinato.
E allora?
Le elezioni europee 2019 sono alle porte. Se i partiti dei vari paesi non affronteranno in modo adulto il tema del confronto con l’Africa, mettendo a punto proposte, piani di intervento di lungo periodo ed evitando l’uso strumentale dell’argomento a fini elettorali, la crisi sarà irreversibile.

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