Migrazioni, Post

AI RIMPATRI DEVE PENSARE L’EUROPA

marzo 6, 2019
La sinapsi tra tre letture può indicare una nuova direzione.
Prima lettura: la paginata della Gabanelli che inchioda i rimpatri a un numero ridicolo e per di più in continuità con i precedenti governi, nonostante le sparate del nostro Salvini.
Seconda lettura: il libro “Ghetti” di Buccini, che narra le contaminazioni tra il nuovo proletariato (spesso criminale) degli immigrati e il sottoproletariato italiano che vive in modo contiguo nelle periferie più terribili d’Italia.
Ultima ma non ultima, il nuovo messaggio sull’Europa di Macron, pubblicato sul Corriere della sera e su 28 giornali europei, in cui il presidente francese spera di rivedere la politica dell’asilo in modo sovranazionale.
Il problema: pur sapendo che l’Italia e l’Europa hanno bisogno di immigrazione anche solo per meri fini demografici (circa 70 sono i milioni di immigrati che l’Europa dovrebbe accogliere tra ora e il 2050) non può sfuggire che tanta parte dell’immigrazione, specie quella metropolitana, stia rovinando l’immagine degli stessi migranti onesti. Stiamo parlando di quegli immigrati che si rifugiano nelle periferie delle grandi città, che spacciano droga, che diventano manovalanza delle mafie più importanti, che si fanno mafia da sé (come alcuni nigeriani), che combattono metro per metro nei palazzoni delle periferie dimenticate, rubando territorio, stanze e case a un proletariato italiano, spesso anziano, sempre lasciato ai margini e dimenticato da ogni politica e da tutti i partiti.
Il libro di Buccini (consiglio di leggerlo per approfondire) dipinge benissimo questa drammatica situazione di contaminazione, di espropri, di cattiveria, di lotte, di violenza, che coinvolgerebbe circa 15 milioni di persone: una cifra che ha dell’incredibile se si pensa che l’attuale governo ha addirittura bloccato i finanziamenti al piano periferie. La sintesi del problema è che c’è un’immigrazione buona e una cattiva. E la cattiva andrebbe estirpata, anche con i rimpatri.
E qui arriva la Gabanelli, che sottolinea con la matita rossa che i rimpatri nell’era Minniti sono stati 6.500 all’anno e con Salvini  6.800, su una platea di 530.000 invisibili e clandestini. A questi vanno aggiunti, a mio parere, tutti quelli che non avranno ottenuto asilo quest’anno, quindi almeno altri 150.000.
Anche Salvini, che aveva gridato in campagna elettorale che avrebbe “liberato” il paese, ha toppato brutalmente. Nessuno può provvedere realmente ai rimpatri, perché non ci sono i patti di riammissione con i paesi di origine (di questo, ho già parlato profusamente in un precedente articolo).
Quindi, i clandestini rimangono in Italia, senza lavoro, senza soldi, rischiando di andare a ingrossare le fila di quell’immigrazione che ho sintetizzato come “cattiva”.
E allora? Ecco una possibile soluzione: l’Europa dovrebbe avere come suo compito la regolazione dell’immigrazione nella sua interezza (modificando i trattati di Dublino e di Schengen), la gestione dell’asilo e soprattutto il rimpatrio coatto di chi delinque o di chi ha scambiato l’Europa per un luogo di malaffare.
Pensando all’Africa, solo l’Europa può negoziare con i 54 paesi africani per obbligare la riammissione. Solo l’Europa ha la forza negoziale per farlo, perché investe industrialmente e sul piano umanitario e, diciamolo, i soldi contano per negoziare bene. Macron lo dice nel suo manifesto e anche i partiti italiani dovrebbero iniziare a dirlo.
Perché può “far piacere”, da un lato, che Salvini l’abbia detta grossa e ora caschi su questa buccia di banana, sbugiardato dalla Gabanelli, ma non possiamo pensare che ogni ministro dell’interno italiano da qui a venire non possa avere mai una soluzione.
E da soli, abbiamo visto, non ce la facciamo.

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