Kenya, Post

Kenya e Nairobi: paradigmi per l’Africa.

settembre 18, 2018
Guidando lungo la Waiyaki Way, verso Westland, nel primo pomeriggio il traffico infernale di Nairobi si attenua un poco.
Superato l’incrocio in cui spadroneggiano due nuovissimi grattacieli, chiamati Delta Corner, e fatta un’inversione poco pratica, si sale verso Limuru Road, sorpassando la Karura Forest (1200 ettari di foresta di bellezza inaudita a pochi passi dal centro città). Proseguendo si arriva a Muthaiga, la vecchia Nairobi, quella coloniale, dove le strade sono ben asfaltate e scandite da grandi cancelli dietro ai quali si nascondono ville bellissime, ambasciate circondate da una vegetazione rigogliosa, alberi che solo in Africa possono crescere a un’altitudine di 1700 metri.
Nairobi si sviluppa sull’acrocoro africano che corre da Addis Abeba fino a Johannesburg, attraversando la dorsale est e centrale dell’Africa. Pur trovandosi in prossimità dell’equatore, proprio grazie all’altitudine, la capitale del Kenya gode di una temperatura mite, fredda addirittura nei pochi mesi invernali.
Passando per le vie tranquille e silenziose di Muthaiga, respirando l’aria fresca e profumata, ci si sente in una specie di paradiso terrestre: poche le auto, pochi i pedoni, silenzio e tranquillità regnano indisturbati. Queste condizioni privilegiate si possono trovare anche più a nord, verso Spring Valley, Runda e Gigiri, aree in cui è più facile incontrare bianchi espatriati o diplomatici.
Se però, al posto di girare verso le fresche strade alberate di Limuru Road, avessimo imboccato Thika Road, la grande strada che corre lungo il Muthaiga Golf Club, uno dei più esclusivi golf club d’Africa costruito dagli inglesi alla fine dell’800, dopo qualche chilometro ci saremmo trovati di fronte alla rotonda All Soaps, che, imboccata verso sud, porta agli slum di Mathare, Korogocho, Kariobangi e Dandora.

Proprio addentrandoci in queste zone, ormai parecchi anni fa, io e mia moglie abbiamo deciso di far nascere un progetto volto a un miglior futuro dei bambini delle baraccopoli, idea che si è concretizzata nella onlus Alice for Children.
In soli sette chilometri si passa dal paradiso all’inferno, le strade diventano sterrate, la densità abitativa quasi soffocante. Robert, il nostro driver, è un amico che conosce tanto le scorciatoie della città quanto le ultime notizie in campo politico ed è una delle poche persone con cui si riesce ad arrivare nel cuore di Korogocho senza problemi: per chi non è nato qui, queste zone sono off limits.
Inquinamento, caos, povertà, sporcizia e persone, ovunque. In ogni istante della giornata, guardando fuori dal finestrino, si scorge una quantità impressionante di persone in cammino. Si tratta di chi non può pagarsi nemmeno una corsa sul matatu, l’equivalente di un nostro autobus urbano.
Sei a Nairobi, ma della tranquillità di prima non c’è più traccia. Sette chilometri e la città diventa un’altra, quella dove vive il vero Kenya e la vera Nairobi: quasi 3 milioni e mezzo di persone sui 5 milioni di abitanti che conta la città.
Il contrasto è sconvolgente.

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